All’interno della biografia Rolex la nascita dell’Oyster Perpetual costituisce una vera e propria rivoluzione, una sorta di storia dentro la storia. Per meglio comprendere gli aspetti più salienti della sua evoluzione nel tempo è opportuno scomporre il nome, traducendone il significato e individuandone le tappe storiche Oyster Perpetual e ricostruirne le tappe storiche. Innanzitutto il termine “Oyster”, in italiano “ostrica”, indica il brevetto della prima cassa impermeabile resa possibile grazie all’invenzione della corona a vite, Triplock e Twinlock, a seconda del modello su cui è montata, avvenuta all’inizio degli anni Venti (la registrazione è del 1926). Le prime corone a vite, prodotte fino al 1941 per i movimenti 8-3/4', misurano 6 mm di diametro e hanno il logo Oyster Patent e la croce elvetica sdoppiata, concentrica; le corone successive, fino al 1945, diminuiscono di diametro (5 mm) e mantengono lo stesso logo ma con una croce più semplice; dal 1944 al 1946 vengono utilizzate corone con la scritta “Rolex Oyster” in rilievo e dal 1946 al 1955 ad essa si aggiunge la croce elvetica, per i movimenti 9-3/4” e 10-1/2”; nel 1950 le parole “Rolex Oyster” sulla corona sono sovrapposte ma separate da un quadrato con una linea al centro. La corona “Super Oyster”, non a vite, avrà vita breve e sarà il più delle volte sostituita da una più affidabile corona a vite. Come si legge da un libretto di istruzioni di quegli anni per realizzare una corona a vite “ci vogliono più di 30 operazioni di estrema precisione”. Il pubblico dell’epoca ha potuto riconoscere l’efficacia della cassa Oyster grazie alla prova sostenuta da Mercedes Gleitze, la nuotatrice britannica che traversò il canale della Manica in 15 ore e 15 minuti con al polso un Oyster. Le stesse perfette condizioni di impermeabilità furono dimostrate dalla cassa Oyster anche in altre celebri occasioni, dalla performance al polso della nuotatrice Jaber Wolfe fino al batiscafo Trieste immerso nella Fossa delle Marianne a 10.916 m. Nell’evoluzione degli orologi della gamma, i primi modelli a carica manuale presentano casse dalle linee differenti: design quadrato ad angoli smussati, “tonneau”, rotondo con anse coperte, “a gradino”, sovrapposto o lapidato. Le prime casse sono composte prevalentemente da ghiera, carrure e fondello (a tre pezzi), mentre solo alcune sono costituite da carrure e fondello (a due pezzi). Alcuni di questi primi esemplari a carica manuale sono stati prodotti fino agli anni Sessanta, in particolar modo per il mercato dell’Estremo Oriente. Il passaggio dall’Oyster all’Oyster Perpetual avviene nel 1931, anno in cui la maison brevetta il sistema di carica automatica a rotore detto appunto “Perpetual”. Per la prima volta è possibile ricaricare l’orologio con il solo movimento del braccio, senza dover ricorrere alla carica manuale giornaliera. Nel dettaglio, il rotore Perpetual consiste in una massa che ruota liberamente su un asse, nei due sensi e assicura alla molla una tensione costante, garantendone precisione ed affidabilità. In un immagine pubblicitaria degli anni Cinquanta alla domanda “Per qual motivo un orologio ad autoricarica?” la maison svizzera risponde “per rendere il movimento più preciso” spiegando come il nuovo brevetto, non accusi gli effetti negativi dei continui mutamenti di tensione. L’unione della cassa Oyster con la carica Perpetual ha portato nel 1931 alla produzione e vendita di una lunga e fortunata serie di modelli, il cui il capostipite è stato il Rolex 1858, detto anche Ovetto, in italiano, per il profilo ovale della cassa o “Bubbleback” in inglese, sempre per sottolineare la sua forma bombata. Qui di seguito riportiamo alcune referenze dei modelli prodotti.