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Orologi Cronografo Rolex il mito

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I primi cronografi Rolex vengono pubblicizzati a partire dagli anni Trenta e fino agli anni Cinquanta possiedono una connotazione esclusivamente tecnica e funzionale, perché adoperati da ingegneri, chimici, architetti, ufficiali e sportivi come strumento di lavoro in grado di garantire elevata precisione ed affidabilità. Il cronografo dovrà dunque attraversare decenni e subire variazioni e perfezionamenti prima di essere apprezzato anche per la sua estetica, come orologio da indossare con piacere in ogni occasione. A causa di questi “limiti” di acquisto, inizialmente i cronografi Rolex vanno in produzione in un numero molto contenuto, condizione che li rende oggi ancora più preziosi. Il primo esemplare mostrato in un avviso pubblicitario del 1936 indica quattro referenze differenti (2508, 2022, 2023, 2303) ed è ancora sprovvisto di fondello Oyster e corona a vite. Già da subito inizia la realizzazione di quadranti in decine di varianti diverse per forme, colori e dimensioni che caratterizzeranno questi segnatempo fino all’avvento di modelli più moderni e “minimal” degli anni Cinquanta che trasformeranno le indicazioni da estetiche a funzionali. In generale i quadranti vengono concepiti con un forte impatto scenografico e un’attenzione scrupolosa alla grafica che di norma comprende la compresenza di scala tachimetrica e scala telemetrica. Gli indici invece sono a rilievo in metallo o stampati e raramente incisi sul quadrante stesso o rivestiti al trizio. I movimenti adoperati dalla maison svizzera per i cronografi a carica manuale sono Calibro Valjoux, dalle meccaniche raffinate e precise, che subiranno solo lievi modifiche nel corso degli anni. Ad inaugurare la galleria Rolex ci sono le referenze 2021 e 2023 con casse a cerniera ereditate dagli orologi da tasca più complicate per l’operazione di ricarica e costose per la loro manifattura. Contemporanee sono le referenze 2022 con cassa coussin e 2303 con cassa tonneau entrambe con quadrante in porcellana o in ottone argentato. La prima cassa a moneta appartiene alla referenza 2507 mentre la prima produzione in un numero più elevato di pezzi spetta alla 2508, innovativa anche per la presenza del secondo pulsante cronografico su una cassa più grande delle precedenti. Interessante è anche la trasformazione graduale verso la fine degli anni Trenta delle anse che da fisse e cucite al cinturino diventano rimovibili a molla e dei pulsanti che mutano la forma ad oliva in una sezione rettangolare. Negli anni Quaranta l’orologio migliora la propria vestibilità al polso grazie a piccoli accorgimenti tecnici e la casa madre inizia anche a realizzare una serie di cronografi “di forma” caratterizzati da casse molto particolari, come la Ref. 2705 di misura oversize, le Ref. 2916 e 2917 in stile Art Déco, la Ref. 3529 con cassa quadrata e pulsanti rettangolari e il modello Gabus con cassa carré galbé, angoli arrotondati, ghiera concava e anse a fiocco. Eccezionale nel suo gioco di volumi quest’ultimo modello, prodotto con la Ref. 8206 dal 1949 al 1952, è disponibile in un numero limitato di pezzi sia in oro giallo che rosa. Alla fine degli anni Trenta si assiste anche alla realizzazione ridottissima del crono-stop Oyster Zerograph (ref. 3346 e 3462), una delle rare elaborazioni meccaniche autonome della casa ginevrina. Sono i giganti con cassa a moneta del 1940 le prime referenze (3330, 3333, 3335) ad ospitare il terzo contatore delle 12 ore cronografiche, anche se la Rolex non interrompe la produzione di modelli con due contatori (Ref. 3371 e 3484), così come dal 1939 gli esemplari con cassa chiusa a pressione si affiancano a quelli con fondo a vite. Il primo cronografo con cassa Oyster fa la sua comparsa sul mercato con la referenza 3481, con un design fortemente ispirato all’Ovetto ed è prodotto in soli 47 esemplari, mentre il primo commercializzato in larga scala per più di dieci anni è il 3525, conosciuto dai collezionisti come “bariletto” per la cassa monoblocco con laterali dritti e ghiera lievemente inclinata. Molto simile è anche il modello 4048, per questo detto “barilotto”, il primo crono Oyster con l’aggiunta del terzo contatore delle ore. Particolarmente interessante per la modernità del design è anche la referenza 3668 realizzata in soli 30 pezzi, con ghiera in oro incisa ben fissata alla carrure in acciaio. In numero limitato compaiono anche i rattrappanti, 15 per l’esattezza, perché richiesti solo da clienti altamente specializzati, come ingegneri, militari e cronometristi sportivi. Si tratta di modelli oggi rarissimi realizzati nel 1942 con referenza 4113 ed estetica in contrasto con i classici cronografi Rolex, basti pensare alla dimensione della carrure di 44 mm e alla ghiera molto sottile a favore di una più chiara leggibilità del quadrante. Nella seconda metà degli anni Quaranta con il crono Oyster 4500 il design della cassa diventa “moderno” grazie alla carrure tonneau, la ghiera monoblocco, i pulsanti a pompa e le dimensioni ridotte dall’impiego di un Calibro 23 Valjoux, del resto a ridursi è anche la varietà dei quadranti disponibili. Questo modello riporta la referenza incisa tra le anse ad ore 12 e il numero di matricola ad ore 6 in modo da essere lette anche senza lo smontaggio del fondello e da complicare eventuali operazioni di falsificazione. La versione con tre contatori (Ref. 4537) resta in commercio fino al 1946 seguita dalla più celebre Ref. 5034, quasi subito modificata in 6034 e diffusa con diverse tipologie di indici (a bastone, rotondi, triangolari, a goccia, a piramide, a rilievo). A presentare per la prima volta una cassa divisa in tre parti è il modello 6232, evolutosi dal 6032, con forme leggere ed eleganti, mentre a segnare un distacco più netto è la successiva Ref. 6234 con i suoi dettagli tecnici che diventeranno lo standard della maison, come il fondello piano, la cassa in tre corpi e il quadrante a tre contatori. Un altro modello avveniristico è il 6238, noto come pre-Daytona perché anticipatore del celebre modello divenuto un mito dell’alta orologeria. Il 6238 va ricordato anche come ultimo cronografo Rolex con ghiera liscia senza incisone. E’ proprio il Daytona, per l’esattezza la Ref. 6240, ad introdurre i pulsanti cronografaci con serraggio a vite, garanzia di maggiore impermeabilità, per poi arrivare alle Ref. 6263 e 6265 resistenti all’acqua fino a 100 m di profondità. A questo modello divenuto un must dei collezionisti spetta anche il primo impiego di diamanti su quadrante e ghiera di un cronografo (Ref. 6269 e 6270). La produzione dei cronografi, con il Daytona automatico Ref. 16520 del 1988, subisce un radicale cambiamento sia estetico che tecnico destinato a non fermarsi più, sia sulla strada dell’innovazione che su quella della perfezione. Un’appendice a parte merita il Cronografo Calendario detto anche “Dato Compax” a tre contatori e con visualizzazione completa del calendario (data, giorno e mese). Le prime referenze prodotte nel 1947 sono la 4768 e la 4767 seguite l’anno successivo dalla più elegante e funzionale 5036. Nel 1951 compare il modello con Ref. 6036 soprannominato dai collezionisti “Jean-Claude Killy” come il famoso campione di sci degli anni Sessanta, grande appassionato di orologi Rolex. L’ultimo crono-calendario prodotto nel 1962 è il modello 6236, anch’esso contraddistinto da una grafica dei quadranti sorprendentemente moderna.





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